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Già una nuova notte si solleva
e trasale… mi spia
maledice la mia malinconia.
E dalla luna: Ascolta,
la tua vita è bugia.
Ma ancora non lo so l’alba che sia.
Patrizia Valduga
“Mandala” in sanscrito significa “cerchio il cui centro è la componente focale”.
Il mandala è un cosmogramma rappresentato non solo in forma dicerchio; nella tradizione indu-buddista e tibetana aiuta il meditante a concentrarsi.
I simboli contenuti in tali geometrie, sempre alla ricerca dell’equilibrio e convergenti verso un centro che rappresenta l’apice della introspezione, indicano cammini e vie di perfezionamento interiore.
Nelle sue forme più elaborate e raffinate o anche molto semplici, elementari, ad una lettura fenomenologica può indicare l’intenzionalità della mente che ordina in cosmo il caos di idee, le emozioni, i temi esistenziali.
Ogni mandala, se correttamente ideato ed eseguito, riproduce la struttura della mente umana.
Creare un mandala con le proprie mani – con la sabbia, dipingendolo, costruendo architetture che ne riproducono la struttura – e meditare su di esso, dunque, può aiutare a ritrovare il senso più profondo del nostro essere, quello che le filosofie indiane definiscono il “centro” di ciascuno/a di noi.